DAL 7 DIC al 30 GEN a Noto, Collegio dei Gesuiti
Il colore, per Fabio Modica, non è uno strumento accessorio: è una scelta, anzi una vocazione. Cui l’artista ha inizialmente resistito, negli anni, pur fortunati e promettenti, in cui praticava da virtuoso il disegno e il chiaroscuro, giungendo a emulare, nell’esercizio perfetto della copia, i maestri del Rinascimento.
I colori prescelti sono spiccatamente antinaturalistici, violenti, urlanti. Modica, profondo conoscitore della storia pittorica europea, si mette non a caso sulle orme di quei maestri della “linea espressionista” dell’arte occidentale che per primi hanno usato il colore come strumento principale dell’espressione: Matisse, Derain, Munch, Marc, Nolde, Ensor, Schiele, Kokoschka, il Kandinsky del periodo monacense. Riferimenti “nordici”, per lo più, con cui evidentemente c’è una sintonia elettiva; un’esuberanza, una sensualità dei colori che tuttavia non si può comprendere senza un riferimento ai colori del Mediterraneo, la cui forza generazioni di artisti hanno cercato di cogliere ed emulare.
Questa “tradizione” del colore offre al giovane pittore siciliano riferimenti illustri e convincenti quanto all’uso a “volume alto”, altissimo, delle partiture cromatiche. Eleggere il colore a vero e proprio “codice” significa che esso assurge a sistema linguistico autonomo e compiuto, dotato di una fonetica, una grammatica e una sintassi, nonché di un lessico utile per “dire”, per raccontare tutta la realtà.
Ingresso gratuito,
Altre opere dell’artista saranno presenti presso STUDIO BARNUM
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