Dal 10 Giugno al 10 Luglio a Noto presso il Palazzo Ducezio il protocollo di studi sulla attribuzione della Tavola Lucana a Leonardo da Vinci.
Il dipinto, raffigurante un ritratto di Leonardo da Vinci, è stato rinvenuto da Nicola Barbatelli nell’ambito di una raccolta privata salernitana, nel dicembre del 2008. Le prime indicazioni visive hanno condotto l’opera verso un protocollo scientifico atto valutarne la datazione e le più antiche provenienze. Tale dipinto è stato affidato ai laboratori del CNR, Università Federico II di Napoli, Centro INNOVA e CIRCE, che dopo un approfondito studio ne hanno riconosciuto la collocazione storica a cavallo tra Quattro e Cinquecento. Le fonti ne hanno chiarito gli antichi passaggi da Milano, a Firenze, sino a Napoli dove, il ritratto è registrato nelle raccolte della Famiglia Ruffo di Baranello.
La Tavola Lucana è stata indagata dal Reparto di Dattiloscopia Preventiva dell’Arma dei Carabinieri e dall’Università di Chieti che, oltre allo studio morfologico, hanno condotto una speciale indagine sul riconoscimento di impronte digitali; tale ricerca ha permesso di rintracciare, nel film pittorico, tre impronte di cui una è risultata essere compatibile con l’unica impronta digitale del maestro di Vinci, recuperata nelle ombreggiature dei grani di ebano della collana della Dama con l’Ermellino, il celebre capolavoro di Leonardo, oggi a Cracovia. L’elemento più prezioso del ritratto lucano è rappresentato senza dubbio dalla soluzione del problema dell’aspetto fisico di Leonardo che, nonostante le più antiche indicazioni, risulta ancora oggi un enigma ancora aperto; dopo circa cinque secoli, col recupero di questo dipinto, si è finalmente ricostruito il volto del genio che nulla sembrerebbe avere a che fare col celebre ritratto di vecchio della Biblioteca Reale di Torino.
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