DAL 9 LUGLIO al 9 AGOSTO: MUSEO CIVICO NOTO
Vishka, Amir e Rasta sono tre artisti iraniani che vantano importanti mostre già in tutta Italia.
Il filo conduttore di questa in particolare è il dialogo tra la civiltà occidentale e quella iraniana all’insegna del rispetto delle rispettive identità culturali e della difesa dei diritti della donna.
I dipinti di Vhiska, Amir e Rasta, tutti di grande formato, nelle loro seduzioni evocative, si connettono alle frequenze della contemporaneità e ‘sgranano’ la trama dei linguaggi del postmodern, aggredendone i formalismi e le tipizzazioni per proporre una lettura in cui localismo e globalismo si fondono in una koinè originalissima e ricca di sollecitazioni e sconfinamenti che denunciano temi cogenti come la difesa dei diritti umani ed il rispetto della dignità della donna nella società globale, attualizzando il messaggio di rispetto e di fraternità delle moltitudini formulato nel suo Testamento da Ciro il Grande, fondatore del primo impero persiano.
Il direttore artistico dell’evento, l’artista Paolo Greco, ha dichiarato:
«La parola “PARS” deriva dall’antico nome del clan principale di Ciro il Grande “Pars”, o “Parsa”, dal quale deriva il nome greco Persis, che sta all’origine del nome Persia, che significa territorio, confine. Il termine racchiude una molteplicità di significati, sino a investire la dimensione dell’arte intesa come atto creativo che si schiude secondo una prospettiva di relazione e di sconfinamento che le opere degli artisti esprimono nel loro incessante dialogo con la tradizione di riferimento e la contemporaneità».
La mostra è arricchita da tre cataloghi monografici editi da New l’Ink e realizzati su un concept di Paolo Greco e con la grafica di Eduardo Arioti. I testi critici sono a cura di Dott.ssa Ornella Fazzina e Prof. Vittorio Sgarbi, il contributo storico a cura del semiologo Salvo Sequenzia,
Il gallerista Behnam Fanaejan, che ha seguito i tre artisti nella loro formazione e li accompagna nel loro percorso, ha dichiarato:
«PARS, oltre ad essere una mostra di grande valore, rappresenta, soprattutto, un importante momento di dialogo, di confronto e di riflessione su temi come il rapporto fra civiltà e i diritti fondamentali dell’uomo e della donna. Il messaggio delle opere di Vhiska, Amir e Rasta si muove lungo una via di recupero della tradizione persiana, perché non ci può essere vero confronto se non si conosce la natura più intima e antica dell’uomo. In tal senso, abbiamo scelto Noto, capitale del Barocco, il “giardino di pietra” patrimonio dell’Umanità, per lanciare questo messaggio, perché Noto, da sempre, è stato un luogo di incontro di civiltà fra loro diverse all’insegna dell’arte e della bellezza. Desidero, perciò, ringraziare le istituzioni, nella persona del sindaco Dott. Corrado Bonfanti e dell’assessore prof. Francesco Terranova che hanno consentito la realizzazione di questa mostra».
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